Web3 Digital Summit 2023: Giorno 1

Siamo stati al primo dei 3 giorni in cui si è svolto il Web3 Digital Summit 2023 a Sant’Ambrogio di Valpolicella, vicino a Verona.

A livello di emozioni è stato un tuffo nel passato, un evento fiera ristretto rispetto agli eventi sul digital/Web2 a cui siamo ormai abituati con file di stand infiniti, mega sponsor e ospiti vip. Ci siamo goduti un evento genuino con persone appassionate di blockchain, piene di voglia di fare squadra e condividere le proprie esperienze per permettere a questo settore di espandersi ancora di più.

Durante il summit abbiamo assistito a speech interessanti che presentavano progetti come FlorestaNFT o community come OxBusiness, impegnate a condividere le opportunità lavorative nel mondo del Web3 e le reali opportunità presenti in Italia (ci sono, anche se poche al momento).

Alcuni numeri condivisi da 0xBusiness: il 21% delle categorie più ricercate nel Web3 sono sviluppatori, il 13% figure del marketing, un 10% grafici e un altro 10% sales. Il 29.8% delle aziende che assumono sono startup e un 39.8% è caratterizzato da aziende già strutturate. In Italia aziende già attive nel web3 con progetti specifici abbiamo Telepass, Banca Sella, Intesa San Paolo, Gucci, Dolce e Gabbana, Panini, Credit Agricole.

Ci si interroga ancora su: quando serve un progetto blockchain? Quando è giusto proporlo in alternativa ad un soluzione tradizionale o Web2? Come è stato riepilogato durante un panel gli scenari possono essere 3:
– quando con la blockchain viene più facile soddisfare una necessità. L’esempio è stato la classica raccolta punti del supermercato che prevede una realizzazione di punti, magari olografici, la realizzazione delle schede di raccolta punti, la distribuzione e poi la raccolta e la verifica delle schede completate. Tutto molto più facilmente risolvibile con dei token.
– Quando la blockchain è l’unica possibilità per realizzare un progetto. In questo caso possiamo farci venire in mente qualsiasi idea e provare a svilupparla con il Web3.
– Quando c’è la necessità di garantire sicurezza, unicità, certificare il possesso o la veridicità di qualcosa come la presenza ad un evento o la certificazione di un corso.

Ci sono stati confronti sulle potenzialità ancora da sviluppare come il Zero-Knowledge Proof e a volte è emerso lo sconforto per quanto le criptovalute siano ancora poco/per niente regolamentate in Italia e come questo stia frenando un settore che promette tantissimo.

Torniamo a casa convinti che la passione non può essere fermata. C’è ancora tanto da fare, la tecnologia è valida e può risolvere tantissimi problemi in maniera più semplice, veloce e sicura delle soluzioni attuali.


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